Pazienti selezionati in base all'espressione di PD-L1: Atezolizumab per il trattamento di prima linea del carcinoma polmonare non-a-piccole cellule metastatico
L'efficacia e la sicurezza dell'anticorpo monoclonale anti-PD-L1 Atezolizumab ( Tecentriq ), rispetto alla chemioterapia a base di Platino, come trattamento di prima linea, per i pazienti con tumore al polmone non-a-piccole cellule metastatico ( NSCLC ) con espressione di PD-L1 non sono noti.
E' stato condotto uno studio di fase 3 randomizzato, in aperto, che ha coinvolto pazienti con tumore NSCLC metastatico non-squamoso o squamoso che non avevano precedentemente ricevuto chemioterapia e che avevano l'espressione di PD-L1 su almeno l'1% delle cellule tumorali o almeno l'1% dei linfociti infiltranti il tumore mediante test immunoistochimico SP142.
I pazienti sono stati assegnati in un rapporto 1: 1 a ricevere Atezolizumab oppure chemioterapia.
La sopravvivenza globale ( endpoint primario ) è stata testata gerarchicamente in base allo stato di espressione di PD-L1 tra i pazienti nella popolazione intent-to-treat ( ITT ) i cui tumori erano wild-type rispetto alle mutazioni di EGFR o alle traslocazioni di ALK.
All'interno della popolazione con tumori EGFR e ALK wild-type, anche la sopravvivenza globale e la sopravvivenza libera da progressione sono state valutate prospetticamente in sottogruppi definiti in base ai risultati di due test PD-L1 e in base al carico mutazionale del tumore ( TMB ) in campioni di sangue.
Complessivamente, sono stati arruolati 572 pazienti. Nel sottogruppo di pazienti con tumori EGFR e ALK wild-type che avevano la più alta espressione di PD-L1 ( 205 pazienti ), la sopravvivenza globale mediana è risultata più lunga di 7.1 mesi nel gruppo Atezolizumab rispetto al gruppo chemioterapico ( 20.2 mesi vs 13.1 mesi; hazard ratio per la mortalità, 0.59; P = 0.01 ).
Tra tutti i pazienti che potevano essere valutati per la sicurezza, gli eventi avversi si sono verificati nel 90.2% dei pazienti nel gruppo Atezolizumab e nel 94.7% di quelli nel gruppo chemioterapia; eventi avversi di grado 3 o 4 si sono verificati nel 30.1% e nel 52.5% dei pazienti nei rispettivi gruppi.
La sopravvivenza globale e la sopravvivenza libera da progressione ha favorito Atezolizumab nei sottogruppi con elevato carico mutazionale del tumore nei campioni di sangue.
In conclusione, il trattamento con Atezolizumab ha determinato una sopravvivenza globale significativamente più lunga rispetto alla chemioterapia a base di Platino tra i pazienti con cancro al polmone non-a-piccole cellule con elevata espressione di PD-L1, indipendentemente dal tipo istologico. ( Xagena2020 )
Herbst RS et al, N Engl J Med 2020; 383: 1328-1339
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